8 settembre pomeriggio a La Spezia
ore 13.00
L’ammiraglio Bergamini, giunto a La Spezia provenendo da Roma, si recò subito sulla corazzata Roma dove dal mattino del giorno 8 era stato trasferito il Comando della flotta, che precedentemente si trovava sull’Italia. Giunto a bordo fu messo al corrente degli ordini ricevuti da Supermarina in merito all’ approntamento delle FF.NN.BB.
ore13.30
ore 10.00
L’ammiraglio Bergamini chiamò Supermarina per avere delucidazioni al riguardo.
Così riferisce de Courten la telefonata intercorsa fra Bergamini e l’ammiraglio Sansonetti:
Gli rispose da Santa Rosa, in mia presenza, l’ammiraglio Sansonetti sulla base di un appunto da me vergato valendosi delle comunicazioni telefoniche in armonica, che assicuravano un largo grado di segretezza
Pur avvenendo la telefonata in armonica, l’ammiraglio de Courten si preoccupò di preparare l’appunto in maniera tale che solo l’ammiraglio Bergamini potesse comprendere la effettiva situazione e gli ordini che venivano conseguentemente impartiti.
I tedeschi invece, qualora fossero riusciti ad intercettare la conversazione, avrebbero dovuto ritenere che le FF.NN.BB. sarebbero regolarmente partite per andare a contrastare il prevedibile sbarco che gli Alleati avrebbero tentato di effettuare nel Golfo di Salerno.
Si tenga inoltre presente che, nella mattinata dell’8, l’ammiraglio de Courten aveva inviato il capitano di fregata Francesco Ruta a Frascati, dove era situata la sede dell’OBS (alto comando militare tedesco) per richiedere al feldmaresciallo Albert Kesselring (Comandante in Capo delle Forze Armate tedesche in Italia) un potenziamento della scorta aerea tedesca da destinare a protezione delle FF.NN.BB. per la prevista azione di contrasto dello sbarco alleato.
Nel successivo colloquio che il comandante Ruta ebbe con il feldmaresciallo Wolfram Von Richthofen (responsabile della Luftwaffe per l’Italia e il Mediterraneo), venne deciso che la scorta sarebbe stata costituita da trenta aerei e, di questi, venti dovevano essere tedeschi e dieci italiani. Venne anche definito quali erano gli aeroporti, dislocati lungo la rotta che avrebbe seguito la Flotta, nei quali far affluire gli aerei necessari per assicurare la costante copertura delle FF.NN.BB.
Il testo dell’appunto redatto dall’ammiraglio de Courten, unitamente alle ulteriori raccomandazioni era il seguente:
1) Vuoi sapere se l’ordine che abbiamo dato è in relazione a ieri. L’ordine è dato in relazione agli avvistamenti, ma nella sostanza in relazione a ieri.
2) Biancheri rimanga a Genova.
3) Cosa potrebbe essere imminente.
4) Scorte aeree promesse più grandi: 20 germanici - 10 italiani.
5) Potrebbe presentarsi necessità di applicare estrema misura di cui si è parlato ieri pertanto l’ordine verrebbe dato così: Raccomando massimo riserbo la seconda parola è quella del nome di battesimo del comune amico che ha nome = cognome.
Comunicazioni fatte all’ammiraglio Bergamini
“Raccomando massimo riserbo”
Ricevendo questa comunicazione ordinare a tutte le navi di uscire in mare e autoaffondarsi in alti fondali. Se impossibilitate a uscire si autoaffondino in porto”.
L’ammiraglio de Courten così riporta nelle sue Memorie la parte del colloquio nella quale l’ammiraglio Sansonetti precisò all’ammiraglio Bergamini quale sarebbe stato il segnale convenzionale cui attenersi nel caso in cui venisse impartito l’ordine di autoaffondare le navi.
“Egli aggiunse che però la situazione poteva evolvere rapidamente verso l’eventualità, formulata in via ipotetica nel pomeriggio precedente, aggiungendo testualmente: Potrebbe presentarsi la necessità di applicare la misura estrema della quale si è parlato ieri; l’ordine verrebbe trasmesso con il segnale convenzionale Raccomando... riserbo. A quest’ordine tutte le navi dovranno attuare quanto concordato. La seconda parola del messaggio convenzionale, che era massimo, fu resa nota attraverso una specifica indicazione, che poteva essere interpretata solo dal Capo di Stato Maggiore della Flotta, ammiraglio Caraciotti, avendo riferimento a un’amicizia confidenziale comune all’ammiraglio Sansonetti ed a lui”.
Si trattava del cardinale Massimo Massimi.
L’ammiraglio Bergamini rilevò, con amarezza, che nelle notizie comunicategli dall’ammiraglio Sansonetti vi erano due particolari riferimenti in base ai quali comprese che, così come aveva previsto nella tarda serata del 7, la situazione stava precipitando e difficilmente si sarebbe potuta attuare la desiderata azione per contrastare lo sbarco alleato a Salerno. Potevano invece divenire operative le misure in funzione antitedesca nonché quelle relative all’ autoaffondamento.
Queste considerazioni derivarono dai seguenti motivi:
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la disposizione che prevedeva “l’ammiraglio Biancheri rimanga a Genova” significava che la Flotta non avrebbe più mosso per recarsi a Salerno, in quanto non poteva essere privata dell’apporto, particolarmente valido, dell’8a Divisione Navale;
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la frase “Raccomando massimo riserbo” significava che poteva divenire di probabile attualità l’autoaffondamento delle navi.
ore 15.00
L’ammiraglio Bergamini dette quindi disposizione di indire sulla Roma una riunione degli ammiragli sottordini e dei comandanti delle navi da lui dipendenti, presenti a La Spezia. Chiamò subito a rapporto il suo Stato Maggiore, al quale riferì le notizie avute dall’ammiraglio Sansonetti; i suoi ufficiali appresero con costernata reazione il mutamento degli avvenimenti. E infatti l’ammiraglio Franco Garofalo (all’epoca capitano di vascello e Comandante delle squadriglie dei cacciatorpediniere di scorta alle FF.NN.BB.) nel ricordare quei momenti così scrive:
“[...] ma l’ansia di sapere è troppo grande perché io possa attendere e un‘ora prima sono a bordo della nave ammiraglia dove, nella Sala del Consiglio, incontro il Capo di Stato Maggiore contrammiraglio Caraciotti, e i due Sottocapi di Stato Maggiore, capitano di vascello Luigi Liannazza e capitano di fregata Manlio Petroni. La loro espressione è molto grave [...].Mi rivolgo al comandante Petroni e gli chiedo “che c’è di nuovo?” ed egli mi guarda con due occhi che non dimenticherò mai “Le sembra che la mia faccia sia quella di uno che va finalmente a combattere?” [...]“
L’ammiraglio Bergamini prese poi contatto con l’ammiraglio Biancheri per riferirgli la situazione e dargli i relativi ordini. Inviò in aereo a Genova un Ufficiale (si ritiene che fosse il capitano di vascello Nicola Bedeschi, Comandante del cacciatorpediniere FR21 - ex francese Lion, che non era in condizioni di partire - n.d.a), per fornirgli tutte le precisazioni ed i dettagli del caso. Così riferisce in proposito l’ammiraglio Garofalo:
“Entro nello studio del Comandante in Capo senza nemmeno farmi annunciare. L’ammiraglio Bergamini sta dando delle istruzioni a un ufficiale che parte in aereo per Genova [...]“.
L’ammiraglio Bergamini chiamò poi al telefono l’ammiraglio Maraghini per dargli le opportune disposizioni per la distruzione o l’autoaffondamento delle navi che erano ai lavori in bacino o comunque in condizioni di non poter muovere, come riportato, sempre dall’ ammiraglio Garofalo.
La riunione, fissata per le ore 15.00, ebbe in effetti luogo alle 15.30 e terminò verso le ore 16.30.
In merito a tale riunione, il capitano di vascello Giuseppe Marini, Comandante del cacciatorpediniere Mitragliere e della 12a Squadriglia dei cacciatorpediniere così riferisce:
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[L’ammiraglio Bergamini] premette che non potrà comunicare tutto quanto ha saputo al Ministero della Marina;
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gravissime decisioni sono in vista da parte del Governo, delle Forze Armate e del popolo italiano, non è rimasta che una sola forza ordinata e compatta: la Regia Marina;
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nessuna Regia Nave deve cadere in mano né degli alleati né dei tedeschi. Piuttosto autoaffondarsi. Al telegramma convenzionale “Raccomando massimo riserbo” dar corso senz’altro all’autoaffondamento; se non arriva tale telegramma, regolarsi di propria iniziativa in base agli ordini predetti; tener presente che il telegramma può non arrivare perché l’Autorità Superiore può trovarsi nelle condizioni di non poterlo trasmettere. In ogni caso, nessuna Regia Nave deve cadere in mano né degli alleati né dei tedeschi;
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dovendo procedere all’autoaffondamento fare di tutto per effettuarlo in alti fondali, in prossimità di coste. Se in bassi fondali, autoaffondare le navi mettendo in atto anche i mezzi di autodistruzione, se le navi minacciano di cadere in mano alleata; autoaffondare senza distruzioni, se minacciano di cadere in mano dei tedeschi;
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la Maestà del Re ha dato l’ordine che in tali contingenze non deve essere sacrificata alcuna vita umana;
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previsto anche un altro telegramma convenzionale “Attuate misure ordine pubblico Promemoria n. 1 - Firmato Comando Supremo”. A tale ordine catturare i tedeschi che si trovano a bordo ed attuare “l’allarme speciale” e cioè mettere le navi in stato di allarme e di difesa contro eventuali colpi di mano dall’esterno;
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conferma del comandante Valdambrini che per Antonio Da Noli e Ugolino Vivaldi è prevista la speciale missione con alti personaggi.
ore 18.00
L’ammiraglio Bergamini, ebbe una riunione con il capitano di fregata Riccardo Imperiali, Comandante della torpediniera Pegaso e responsabile del nuovo Gruppo Torpediniere destinate dall’ammiraglio de Courten a rafforzare la scorta delle FF.NN.BB. Vennero esaminati i compiti da affidare a tali unità, precisando che, data la diversa velocità delle torpediniere rispetto alle unità delle FF.NN.BB. era prevedibile che il “Gruppo Pegaso” partisse un’ora prima della Squadra con il compito di scorta avanzata e di controllo della zona di mare che sarebbe poi stata attraversata dalla Flotta. Gli comunicò inoltre quanto aveva riferito nella riunione delle ore 15.30. L’incontro terminò alle ore 18.30.