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I danni causati dalle due bombe

Quanto riportato in questa pagina è stato tratto dal libro di Bruno De Marchi "I superstiti della corazzata Roma" che a sua volta ha tratto le informazioni dal rapporto del Comandante Francesco Camicia (superstite del Vivaldi) a capo della Commissione Tecnica Speciale per la perdita della corazzata Roma fra il 1944 ed il 1946. La Commissione raccolse 190 dichiarazioni di superstiti, di cui 64 vennero trasmesse al Ministero della Marina ed allegate alle conclusioni dell'inchiesta.

I danni della prima bomba

La prima bomba attraversa il ponte di castello a circa un metro dalla murata di dritta fra i complessi 9 e 11 i corrispondenza delle ordinate 100 e 102. In base alle dichiarazioni rese alla Commissione Tecnica Speciale (1944-1946) da alcuni superstiti, il "buco" causato in coperta è fra i 60 ed i 70 cm. e la traiettoria dovrebbe aver attraversato la paratia longitudinale in corrispondenza delle caldaie 5 e 6, la cassa  decantazione nafta ubicata nel locale T e quindi il doppio ed il triplo fondo esplodendo in mare. In questa ipotesi la bomba potrebbe essere scoppiata sotto le caldaie 7 e 8 e la macchina di poppa. Nessun uomo si è salvato oltre le caldaie 5 e 6.
Le caldaie 5 e 6 si allagarono così come il locali I e T, le caldaie 7 e 8 e il locale motrice poppa. Non pare si sia allagato il locale turbodinamo di poppa, non essendo mai mancata l'erogazione della corrente elettrica fra le due bombe. Molto probabilmente gli elettricisti del turbodinamo di poppa hanno tenuto chiusa la porta fra il loro locale e quello motrici impedendone l'allagamento: ma l'esplosione potrebbe aver bloccato il portello corazzato non essendosi salvato nessuno dal locale dinamo ed evaporatore di poppa.

E' probabile l'allagamento dell'intercapedine di murata attraverso i canali di bilanciamento interessati dalla bomba. Si allagò la cella di bilanciamento da dove venivano alimentati i complessi 9 e 11 e parzialmente la cella di bilanciamento adibita a deposito da 90 mm e quella a proravia attraverso i portelloni passaggio munizioni. Queste tre celle devono essersi allagate del tutto causando lo sbandamento della nave (3 o 4 gradi).

L'acqua imbarcata nei locali I e T possono aver solo temporaneamente contribuito allo sbandamento della nave in quanto funzionò prontamente il bilanciamento automatico tramite l'allagamento dei locani I e T di sinistra. I supersiti infatti affermano che il bilanciamento è avvenuto con sollecitudine.

La prima bomba ha anche causato un incendio nel locale 42 fra ponte di coperta e castello forse propagatosi ai locali motrici e caldaie di poppa.

La Centrale di Galleggiamento ha quasi certamente diramato l'ordine di allagamento delle celle 1 e 3 prelevando l'acqua dal collettore incendio. L'operazione deve aver richiesto tra i 5 ed i 7 minuti, quindi non era stata ancora completata all'impatto della seconda bomba.

Il Roma si raddrizzò parzialmente ma con altezza metacentrica compromessa. Rimasero infatti in comunicazione col mare il locale caldaie 5 e 6, i locali I e T a dritta e di sinistra del locale caldaie 5 e 6, il locale caldaie 7 e 8, il locale macchine di poppa con gli adicenti locali I e T nonchè qualche intercapedine di murata e forse alcune controcarene di dritta in corrispondenza con l'esplosione.

Erano allagate le celle di bilanciamento di dritta n. 6 (ordinate 116-123), n. 8 (ordinate 108-116) e n. 10 (ordinate 100-108). Si interruppero pertanto i rifornimenti munizioni di tutti i complessi da 90 mm. di dritta (n. 2, 4, 6, 7 9 e 11).

Ed erano allagate anche le celle di bilanciamento di sinistra n. 1 (ordinate 129-136) e n. 3 (ordinate 123-129).

 

La velocità della nave scese a 16 nodi

Legenda

Traiettoria bomba

Esplosione

Locali interessati dall'esplosione

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I danni della seconda bomba

La seconda bomba colpì la corazzata tra i 4 ed i 10 minuti dopo la prima e scoppiò fra le 15.58 e le 16.00,  Dalle dichiarazioni rese dai reduci, la Commissione Tecnica Speciale formulò due ipotesi  sulla traiettoria della bomba:

1 - La bomba attraversa lo scafo a proravia dell'ordinata 136 e scoppia nel deposito munizioni da 152 mm., ma questa ipotesi non spiega il ritardo denunciato dai reduci fra l'impatto e l'inizio della deflagrazione delle munizioni, non giustifica la fuoriuscita di fumo e vapore dal fumaiolo di prora e che successivamente il torrione fosse avvolto ed accartocciato dalla deflagrazione. Quest'ultimo poi, è stato visto da tutti abbattuto verso prora e verso dritta cosa incompatibile con questa prima ipotesi che avrebbe dovuto causare l'abbattimento del torrione verso poppa e verso dritta.

2 - La bomba penetra nel locale motrice di prora (ordinate 12-136) ed esplode nel locale motrici attraversando la spessa corazzatura esistente sull'apparato motore decisamente superiore agli spessori incontrati dalla prima bomba: con ciò giustificandone l'esplosione all'interno dello scafo contrariamente alla prima, esplosa molto probabilmente in mare. Inoltre la traiettoria, avvicinandosi al piano di simmetria (il Roma era ancora sbandato a dritta), dovrebbe aver coinvolto i vari ponti perforandone le strutture di collegamento col torrione: il che giustificherebbe la via di sfogo della deflagrazione anche attraverso il torrione.

In ogni caso, lo scoppio determinò la deformazione dei ponti che, assieme al cratere iniziale, furono la causa prima dell'abbattimento del torrione.
Furono devastate le paratie stagne alle ordinate 123 e 136 e violente emissioni di vapore si sprigionarono dal locale caldaie 1 e 2 che a loro volta danneggiarono il fumaiolo di prora. Quindi le macchine si bloccarono e la nave proseguì solo per abbrivio. Per l'esplosione della bomba ed il susseguente incendio, ha avuto inizio anche la deflagrazione del deposito munizioni da 152 mm.  che a sua volta diede avvio alla deflagrazione del deposito munizioni della torre 2 grande calibro di prora.

E il deposito munizioni torre 2 GC a sua volta causa la deflagrazione della torre MC n. 2 e della trorre 1 GC. La parte girevole della torre 2 GC viene così proiettata in mare.

La deflagrazione, dopo essersi creata la via di fuga tramite il torrione e la torre 2 GC, deve aver facilitato l'entrata d'acqua causandone la ripresa immediata dello sbandamento a dritta (circa 10°/12°). Si allagano anche i locali 51, 52 e 41 di dritta, probabilmente i locali 34 e 33 tramite le paratie fra 43 e 41 e fra 34 e 33 devastate dalla deflagrazione, il locale caldaie 3-4 per cedimento paratia ordinata 115 ed i locali a poppavia del locale motrice poppa.

Tutto quanto avviene in circa 12-14 minuti. I naufraghi dichiarano il capovolgimento con l'immediata rottura in due tronconi della nave e l'affondamento, fra le 16.06 e le 16.12

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Diapositiva dell'Amm. Marco Santarini

Locali dove tutto il personale ha perso la vita

In base alla ricostruzione delle traiettorie seguite dalle due bombe, si può supporre che non si sia salvato nessuno nei seguenti locali:

  • Locale motrice di poppa e sovrastante locale turbodinamo ed evaporatori

  • Locali caldaie 5, 6, 7 e 8

  • Locale calderine di poppa di dritta

  • Celle di bilanciamento di dritta a proravia dei complessi da 90 mm 9 e 11

  • Interponte coperta castello

  • Locale motrice di prora

  • Locali caldaie 1, 2, 3 e 4

  • Torrione

  • Camera Ordini

  • Centrale Galleggiamento

  • Centrale Direzione Servizi Elettrici

  • Tutto il personale della zona 1 e 2

Diapositiva dell'Amm. Marco Santarini

Diapositiva dell'Amm. Marco Santarini

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